I 10 Dischi che Hanno Cambiato il Mio Modo di Ascoltare e Creare Musica

E’ sempre molto difficile fare delle classifiche, delle liste, o delle selezioni di dischi, brani, musicisti o band in maniera assoluta. E’ un esercizio spesso impossibile e quasi sempre inutile. Personalmente non ho mai amato leggere le periodiche classifiche stilate dai giornalisti di professione a proposito del miglior disco di sempre, il miglior chitarrista del millennio; sono classifiche che lasciano il tempo che trovano, perché se è vero che ci può essere un metro di giudizio più o meno oggettivo nel stabilire chi effettivamente ha cambiato il mondo della musica o il modo di suonare un certo strumento, è anche vero che di fronte a certi lavori o musicisti di calibro indiscusso, alla fine è sempre il gusto o la simpatia personale che fanno pendere l’ago della bilancia. Non se ne uscirà mai.
La mia quindi non vuole essere una classifica, bensì una raccolta limitata a 10 lavori (molto pochi rispetto a quelli che potrei citare) che mi hanno cambiato il modo di ascoltare, creare, pensare alla musica. Non sono in ordine di importanza ma, con una certa tolleranza che si perde nella memoria dei miei ricordi, di tempo.
A questa raccolta di 10 album, mi sono concesso il lusso di aggiungere, tradendo un po’ il titolo dell’articolo, un brano singolo che probabilmente ha dato inizio, in modo significativo, alla mia passione per la musica.
Buona lettura.

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Luca Lindemann Brand-X Design Pausa Caffe Bicycle Race

Bicycle Race | Queen

Ebbene sì, se la memoria non mi inganna, credo proprio che sia stato uno dei primissimi dischi che ho acquistato, o meglio, che ho chiesto di acquistare ai miei genitori. Avevo circa 12 anni e dopo un primo approccio abbastanza distratto all’ascolto della musica, credo che questo singolo uscito nel 1978, mi abbia un po’ svegliato da quel torpore e innocenza sonora in cui mi trovavo. Trovavo la canzone assolutamente in linea con il mio vissuto di dodicenne (avevo una Saltafoss), ed era nello stesso tempo un brano che conteneva delle perle sonore e delle soluzioni armoniche folgoranti. La cosa buffa è che poi, nel corso della mia storia musicale, non ho mai più ascoltato molto i Queen!

Freddie Mercury – lead and backing vocals, piano, bicycle bells
Brian May – electric guitar, backing vocals, bicycle bells
Roger Taylor – drums, backing vocals, bicycle bells
John Deacon – bass guitar, bicycle bells

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Luca Lindemann Brand-X Design Pausa Caffe Made In Japan

Made In Japan | Deep Purple

Sicuramente il primo vero disco che ha cambiato il mio modo di fruire la musica. Un capolavoro di potenza, qualità, e bellezza che hanno fatto di questo disco il sacro Graal del rock. La band nella sua formazione migliore, con Gillian alla voce e Roger Glover al basso, che considero l’autore di una delle più belle ed emozionanti entrate di linea di basso elettrico della storia del rock: l’inizio di Smoke On The Water, con linea percussiva in distorsione che parte dal Mi basso e ti investe come un TIR.
Tra l’altro, come si potrebbe facilmente pensare, il mio brano preferito del disco non era proprio il marchio di fabbrica della band, ma era “Lazy”, un brano di 10 e passa minuti dove Jon Lord dava il meglio di sè con l’Hammond. Ricordo che in quel periodo, in terza media, giravo sempre con il walkman in testa e la cassetta del concerto perennemente dentro!

Ritchie Blackmore – chitarra elettrica
Ian Gillan – voce
Roger Glover – basso elettrico
Jon Lord – organo, tastiere
Ian Paice – batteria

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Luca Lindemann Brand-X Design Pausa Caffe Bicycle Race

Troubadour | J.J. Cale

Una scoperta di quelle che cambiano il corso della tua crescita musicale. Ho “incontrato”, come spesso accade, J.J. in maniera abbastanza casuale durante una vacanza studio in Inghilterra, a Brighton. Un ragazzo che frequentava il mio stesso corso girava con un mega stereo portatile (come si usava negli anni ’80) e tra le cassette che riproduceva durante la pausa pranzo al parco, aveva anche questo album. Ne rimasi folgorato per la sua semplicità e bellezza. La figura di J.J. Cale è sempre stata accostata a quella del più famoso Eric Clapton, perché proprio quest’ultimo, durante la propria carriera, reinterpretò parecchi brani del primo, tra i quali la famosa “Cocaine” che grazie al bluesman inglese, divenne un successo planetario anche per il semi sconosciuto bluesman americano. J.J. Cale mi ha accompagnato per tutta la vita e ancora oggi nei suoi brani scopro sempre qualcosa di nuovo e di grande ispirazione.

Cocaine:
J.J. Cale – chitarra elettrica, basso, voce
Reggie Young – chitarra elettrica solista
Kenny Buttrey – batteria

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Luca Lindemann Brand-X Design Pausa Caffe Disraeli Gears

Disraeli Gears | Cream

Probabilmente, sempre a mio modesto parere, il power trio più innovativo, potente e tecnico di sempre. Credo che con questo disco sia iniziato il mio interesse per la musica suonata e non solo fruita. Posso affermare con assoluta certezza che Jack Bruce, insieme a Donald “Duck” Dunn (poi bassista di Eric Clapton), siano stati i 2 bassisti che per primi mi hanno fatto capire e apprezzare l’importanza del basso elettrico in una band. Ricordo che fino a quel momento il mio interesse era orientato alla batteria, che ancora oggi ascolto con particolare attenzione in una band, e che per ovvi motivi logistici e acustici (suonarla in un appartamento non era pensabile) non mi fu concesso di acquistare e imparare a suonare. Tornando al disco, si tratta di un disco praticamente perfetto, dove il trio Ginger Baker (batteria), Eric Clapton (chitarra) e Jack Bruce (basso elettrico) sono straordinariamente impeccabili. Questo disco è talmente bello che risulta difficile scegliere un brano solo. Direi però che, da bassista, Sunshine Of Your Love spicca su tutte. Lo stesso Pastorius, anni dopo, affermò che la linea di basso di Jack Bruce in questo brano era assolutamente geniale e incredibile. E se lo ha detto lui…

Eric Clapton – chitarra, voce
Jack Bruce – basso, voce
Ginger Baker – batteria

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Luca Lindemann Brand-X Design Pausa Caffe John Barleycorn Must Die

John Barleycorn Must Die | Traffic

Un altro disco perfetto. Un’altra band perfetta, capitanata da quel genio indiscusso di Steve Winwood alle tastiere. Lo stesso che prese parte ad un’altra band, tanto storica quanto di breve durata, insieme ad Eric Clapton, nel periodo appena precedente la costituzione dei Traffic: i Blind Faith.
I Traffic sono un mix di jazz, pop, rock, blues tipicamente inglese che fanno da link naturale tra il brit-rock della fine degli anni ’60 e il primo prog-rock che stava nascendo proprio in quegli anni sull’isola. Non è una caso che, nel mio processo storico di arricchimento musicale, subito dopo i Traffic arrivino i King Crimson e gli Emerson Lake & Palmer. E’ stata una naturale evoluzione. Anche di questo disco è veramente difficile scegliere un solo brano, ma credo che Glad sia la traccia più rappresentativa della band di quel periodo. Un brano strumentale, in certi momenti jazz, in certi rock, in altri quasi esoterico e psichedelico.

Steve Winwood – tastiere, chitarre, strumenti assortiti e voce solista
Jim Capaldi – batteria e voce
Chris Wood – flauto, sassofoni

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Luca Lindemann Brand-X Design Pausa Caffe Beat

Beat | King Crimson

Una delle band che ho amato di più in assoluto nella mia vita e che ho anche avuto il piacere di vedere dal vivo. I King Crimson sono una di quelle band che non appartengono ad uno stile ben preciso. Incasellarle in uno spazio mettendo un’etichetta di genere sarebbe un errore madornale. I King Crimson suonano il genere King Crimson. Credo che poche band al mondo possano vantare questo privilegio. Robert Fripp e compagni, nella loro lunga carriera e frequente modifica di assetto, hanno mantenuto uno stile inconfondibile e inimitabile. Questo disco, uscito nel giugno del 1982 e probabilmente uno dei meno conosciuti e di successo della band, è stato per me l’inizio dell’esplorazione di musica che non fosse più solo di matrice blues-rock, ma che spaziasse anche nel jazz, nella ricerca e nell’avanguardia. Non a caso, coincidendo con i miei 16 anni e la mia passione per la produzione letteraria della Beat Generation americana, questo disco è interamente dedicato al venticinquesimo anniversario dalla pubblicazione del libro di jack Kerouac “On The Road”. I riferimenti al libro sono evidenti nei titoli e in alcuni testi.
Libro dalle sonorità algide, con un magistrale Adrian Belew alla chitarra e voce e un Tony Levin al basso e Chapman Stick assolutamente fuori dagli schemi. Un disco che io amo in modo viscerale.

Adrian Belew – chitarra, voce principale
Robert Fripp – chitarra, organo, Frippertronics
Tony Levin – Chapman Stick, basso, voce di supporto
Bill Bruford – batteria

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Luca Lindemann Brand-X Design Pausa Caffe Tarkus

Tarkus | Emerson, Lake & Palmer

Credo che Tarkus sia l’album più bello degli ELP e in generale del primo Prog-Rock. Del 1971, secondo album della band, Tarkus è un mix di musica classica, rock, blues, jazz elettrico. Brani completamente strumentali, schizofrenici e tecnicamente complessi si alternano a ballate accompagnate dalla suadente voce di Greg Lake. Un concept album, tema tanto caro poi a questo genere di musica, racconta la storia immaginaria di “Tarkus”, una sorta di armadillo mezzo animale e mezzo macchina. I brani strumentali più visionari si frappongono a quelli cantati, nei quali i testi sottolineano la pochezza dell’uomo e il suo degrado, accompagnato sempre da un desiderio di distruzione e morte in nome della pace. Un disco complesso, quasi 40 minuti di musica di livello stratosferico, che in certi brani riesce anche essere ironica e dissacrante (Jeremy Bender e l’estemporanea e improvvisata Are You Ready Eddie?, registrata in presa diretta con un testo totalmente inventato al volo da Keith Emerson).

Keith Emerson – tastiere
Greg Lake – basso, voce, chitarre
Carl Palmer – batteria, percussioni

Wish You Were Here | Pink Floyd

Con questo album inizia la mia “carriera” di bassista. A farmi scoprire i Pink Floyd fu proprio il chitarrista della mia prima band rock-blues, Francesco Boschetto. Chitarrista con il quale poi negli anni condivisi diverse esperienze musicali che ci portarono fino alla fusion e al jazz. Un sodalizio durato parecchi anni finché le nostre strade non si separarono per motivi di lavoro. Sicuramente questo disco non fu il primo che comprai dei Pink Floyd (credo fu il classico The Dark Side Of The Moon), ma fu sicuramente quello che mi affascinò di più insieme a Meddle, acquistato in seguito. Con l’ascolto dei Pink Floyd coincide il mio passaggio dal blues classico di Eric Clapton e J.J. Cale al prog-rock suonato. Ricordo che in quell’anno acquistai uno dei primi bassi a 5 corde della Ibanez, recuperando i soldi lavorando in una fabbrica durante l’estate. Credo fosse il 1986. Basso che durò molto poco, poiché in breve tempo abbandonai il genere per avvicinarmi alla jazz-fusion e tornando ad un classico 4 corde: per l’esattezza un 4 corde fretless, cioè senza i tasti, perché quell’anno venni folgorato da quello che fu il mio più grande amore per il resto della vita. Immaginare chi, per un bassista, non è difficile. Lo scoprirete nel prossimo disco.
Tornando a Wish You Were here, in parte dedicato all’abbandono della band e sua conseguente autodistruzione del primo chitarrista Syd Barret, questo è un album che io reputo di una bellezza difficilmente eguagliabile. Tra tutti quelli della band senz’altro il mio preferito, in termini di lavoro completo.

Pink Floyd
Roger Waters – voce, basso, chitarre, VCS3
David Gilmour – voce, chitarra, tastiera, basso, lap steel guitar, VCS3
Richard Wright – tastiera, voce, VCS3, sintetizzatore ARP String Ensemble, Minimoog, clavinet, piano elettrico e acustico
Nick Mason – batteria, percussioni

Musicisti aggiuntivi
Dick Parry – sassofono in Shine On You Crazy Diamond
Roy Harper – voce in Have a Cigar
Stéphane Grappelli – violino in Wish You Were Here

The Blackberries:
Venetta Fields – cori
Carlena Williams – cori

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Luca Lindemann Brand-X Design Pausa Caffe Jaco Pastorius

Jaco Pastorius | Jaco Pastorius

La folgorazione sulla strada per Damasco, o per il jazz, in questo caso. Questo disco e in particolare Jaco, rappresentano per me l’alfa e l’omega del mio viaggio musicale. La scoperta di Jaco è abbastanza singolare: è grazie al mio insegnante di basso di allora, il grande Gianfranco Clerici, che durante una delle lezioni di basso elettrico presso la storica sala prove “Free Sound” di Via Washington a Milano, alla mia richiesta di esplorare il mondo della fusion e del jazz, mi sottopose un libro di teoria sullo strumento con i copertina uno strano personaggio dai capelli lunghi e il look psichedelico. La mia risposta fu: – io vorrei suonare Jazz, non rock! Ricordo che mi guardò con uno sguardo misto di compassione e perdono per quello che avevo appena detto e mi rassicurò con una sola parola: – Fidati!
Da quel momento non ci fu che lui, Jaco, il suo Fender Jazz Bass rigorosamente 4 corde e senza tasti.
Di Jaco si può dire tutto e niente, perché sarebbe in ogni caso riduttivo. Rimane a mio parere l’ultimo grande e unico innovatore del proprio strumento e non solo. Per dirla in breve, c’era il basso prima di Jaco e poi c’è il basso dopo Jaco. Come due mondi di intendere lo strumento in modo completamente diverso che hanno in lui l’anno zero come punto in comune.
Ascoltare il suo modo di suonare e la sua musica è come fare un viaggio verso l’infinito: non si finisce mai di imparare e scoprire nuove soluzioni armoniche e ritmiche. Descriverlo è impossibile, è necessario ascoltarlo.
Chi volesse approfondire leggendo la sua straordinaria quanto tragica vita, consiglio il libro scritto da Bill Milkowski che rimane l’unica testimonianza biografica fedele di questo immenso musicista.
Di questo magnifico album è difficile scegliere un solo brano, ma direi che Continuum sia molto esplicativo della particolarità della sua musica e dell’interpretazione innovativa del proprio strumento.

Principali musicisti
Jaco Pastorius
– basso elettrico (tracce 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 10 e 11)
Don Alias – conga (1, 2, 4, 7, 8, 10 e 11), campane (3), bongo (4), percussioni (6), okonkoko iya (7) e afuche (7)
Randy Brecker tromba (2)
Ron Tooley – tromba (2)
Peter Graves – trombone basso (2)
David Sanborn – sassofono contralto (2)
Michael Brecker – sassofono tenore (2)
Howard Johnson – sassofono baritono (2)
Herbie Hancock – clavinet (2), Fender Rhodes (2, 3, 6 e 11) e pianoforte (4, 8, 9 e 10)
Narada Michael Walden – batteria (2)
Sam Moore – voce (2)
Dave Pratter – voce (2)
Alex Darqui – Fender Rhodes (3)
Lenny White – batteria (3, 6, 8, 10 e 11)
Bobby Economou – batteria (4)

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Luca Lindemann Brand-X Design Pausa Caffe Heavy Weather

Heavy Weather | Weather report

Chi non si ricorda il brano dello spot pubblicitario della Ramazzotti della “Milano da bere”? Nessuno, credo. Tutti conoscono benissimo quella pubblicità e la sua musica. Bene, quel brano è proprio dei Weather Report: Birdland. Brano che regalò alla band un successo planetario e un incasso record per un disco fusion. Le sue vendite furono ai livelli di un disco pop dell’epoca: 300.000 mila copie subito dopo la pubblicazione.
Ma chi c’era al basso elettrico, da poco subentrato al posto di Alphonso Johnson? LUI. Jaco Pastorius, tra l’altro autore di ben 2 brani dell’album: Havona e TeenTown.
Tralascio l’aneddoto su come Jaco Pastorius sia entrato a far parte della band perché meriterebbe un articolo a parte e che ha quasi del surreale. Vi consiglio di approfondire l’argomento, che viene ben descritto nel libro biografico di Jaco.
Se i Weather Report erano stati fino a quel momento un punto di riferimento di rilievo nel panorama musicale fusion, con Jaco diventarono IL punto di riferimento e la massima espressione della moderna fusion che sapeva conquistare dai palati più fini al pubblico meno preparato e ignaro dell’esistenza di questo genere musicale. I Weather Report di Jaco fecero conoscere LA Fusion a tutto il mondo, innalzando il livello medio musicale di un’intera epoca.
Ascoltato ancora oggi, questo disco del 1977 suona come se fosse stato appena registrato. Non credo che esista un altro disco di Fusion che voli allo stesso livello. Io, e non solo io, continuo a considerarlo la pietra miliare di questo genere. Tra tutti i brani, e qui c’è veramente l’imbarazzo della scelta, pesco Havona. Un po’ perché sono di parte (scritta da Jaco), un po’ perché è quella che mi piace di più in assoluto, ma soprattutto perché in questo brano si concentra l’essenza della loro musica, dove ogni strumento ha un ruolo fondamentale e nessuno è solo di supporto: ascoltate attentamente il tessuto armonico e ritmico di Jaco durante il brano e il lirismo alternato alla potenza nel suo solo. Ai limiti dell’umano.
Questo è un disco che non dovrebbe mancare in nessuna casa.

Alejandro “Alex” Acuña – percussioni, conga, batteria
Manolo Badrena – percussioni, conga, timbales, voce
Jaco Pastorius – basso, mandolino, batteria, voce
Wayne Shorter – sassofono
Joe Zawinul – sintetizzatore, basso, chitarra, pianoforte, piano elettrico, batteria, tastiera, voce

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Luca Lindemann Brand-X Design Pausa Caffe Man Child
Herbie Hancock Possibilities La autobiografia

Man Child | Herbie Hancock

Last but not least, come direbbero gli americani: ultimo, ma non quello che vale meno. Herbie Hancock, conosciuto meglio nel disco di esordio di Jaco (torniamo sempre lì), l’avevo scoperto anni prima nel suo periodo jazz classico insieme a Miles Davis prima e con il suo quartetto poi. Quell’Herbie Hancock non mi aveva mai entusiasmato molto, entusiasmo e amore a primo “orecchio” invece che nacque successivamente quando iniziò il suo periodo di jazz sperimentale, elettrico, funk e chi più ne ha più ne metta. Il disco che lo rese più celebre in questo ambito fu senz’altro Herbie Hancock Headhunters e forse Thrust. 2 capolavori che segnarono l’inizio del vero filone jazz-funk della band e probabilmente il suo marchio di fabbrica. Tra tutti questi album della metà degli anni ’70 io sono però affezionato a Man Child che con il brano di apertura mi ha veramente folgorato: Hang Up Your Hang Ups. Credo uno dei brani più belli di funk-jazz insieme alla famosa Chameleon (di Herbie Hancock Headhunters).
Considero da anni Herbie il mio tastierista e musicista di riferimento per le mie composizioni. Sempre avanti, alla ricerca di nuovi suoni, nuovi metodi espressivi. Consiglio, a chi interessato, la sua autobiografia ufficiale, davvero molto ben raccontata e avvincente.

Herbie Hancock – synthesizer, acoustic piano, electric piano, ARP Odyssey, ARP Pro Soloist, Oberheim 4 Voice, Fender Rhodes, clavinet
Wayne Shorter – alto and soprano saxophones
Jay DaVersaBud Brisbois – trumpet
Bennie Maupin – bass clarinet, alto flute, saxello, bass flute, tenor saxophone, soprano saxophone, percussion
Dick “Slide” Hyde – tuba and bass trombone
Garnett Brown –  trombone
Ernie WattsJim Horn – flute and saxophone
Dewayne McKnightDavid T. Walker – electric guitar
Wah Wah Watson – synthesizer, voice bag, electric guitar
Henry E. DavisPaul JacksonLouis Johnson  – electric bass
Harvey MasonJames GadsonMike Clark – drums
Stevie Wonder – harmonica (#5)
Bill Summers – percussion

9 Febbraio 2018

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